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Juventus 2020: operazione salvataggio?

Non si tratta di salvare una stagione, ma di imprimere un cambio di marcia necessario dopo 12 mesi in penombra. La penombra riguarda, in maniera oggettiva, l’atteggiamento della squadra: mentale prima, fisica poi.

Il vantaggio abnorme acquisito negli anni sulle avversarie ha ovviamente allentato una sorta di pressione che è poi quello che ti fa dare sempre di più. La Juve invece si è limitata al compitino, perché il compitino ha permesso di dominare. In Italia.

Ma il vantaggio non è destinato a rimanere tale nel tempo. Conte, la Lazio, il progetto Roma: sono tutti fattori che spostano gli equilibri. Con il pericolo più importante di tutti: la Juve medesima, che arretrando ripristinerebbe gli equilibri con le avversarie. E solo arretrando abbiamo potuto ristabilire gli equilibri in questi ultimi 12 mesi.

Ricapitoliamo.

A campionato acquisito già a fine gennaio 2019, Allegri non ha avuto la capacità di concentrarsi sulla Maledetta (leggi Champions League) finendo per uscire con un’avversaria non impossibile, sebbene una delle sorprese dello scorso anno. Merito dei lancieri, ma molto demerito di una Juve che arrivava dallo strapazzamento dell’Atletico Madrid.

Nello stesso modo si è usciti dalla Coppa Italia, che i bianconeri avevano dominato a mani basse per 4 anni di seguito. La rosa permetteva di gestire gli impegni, ma proprio l’impegno è venuto meno crollando con l’Atalanta. Merito di Gasperini, ma anche qui molto demerito dei bianconeri per scarsità di impegno e sacrificio.

Altro scudetto, altro giro ma finendo in calo di motivazioni e di corsa. E viene strano oggi pensare che il migliore del finale di stagione era stato Kean: il giovane che aveva voglia di farsi vedere, correre e lottare, e che aveva anche risolto parecchie sfide. Voglia, quella che sembra mancare molte volte, in molti frangenti delle partite. Perché il dominio abnorme ti allenta la tensione e ti installa nella mente il pensiero che tanto, prima o poi, la vinci la partita, o lo vinci il campionato.

Errore madornale.

Il cambio di Sarri, che doveva garantire altra struttura di gioco, ha fatto intravedere ciò che potrebbe essere, ma che non sempre è stato.

Non so cosa ne pensano in dirigenza, ma le principali cause del non Sarrismo sono ascrivibili ancora all’atteggiamento, per quanto mi riguarda. Rinunciamo al pressing perché le gambe non sembrano girare al massimo. Non chiudiamo le partite perché ci manca la rabbia e la voglia. Non ci applichiamo perché sappiamo che prima o poi la sfanghiamo. Forse. Purtroppo non sempre.

Fiorentina, Sassuolo, Lazio due volte: i delitti di questo campionato e la Supercoppa. Senza dimenticare ovviamente anche Parma, quella vittoria col Napoli (in quella maniera) e Bologna, così per ricordare 9 punti che potevano benissimo essere 5 o 7.

Nel 2020 ancora molto deve cambiare. Leggendo i nomi della rosa vengono i brividi e sale l’incazzatura per non vedere la Juve giocare bene e dominare tecnicamente la partita dal minuto 1 al minuto 90. Sale l’incazatura per tenere la maggior parte delle sfide in bilico. Imperdonabile il tasso di gol segnati con quel potenziale di piedi buoni in avanti.

A Maurizio Sarri il compito di capire il modulo migliore per far esprimere tutti al massimo.

Con un’osservazione finale.

Veste la nostra maglia Cristiano Ronaldo. Non capiterà più per molto tempo avere il più forte, uno dei più forti di tutti i tempi. Integro e voglioso come un ragazzino. La sensazione è che lo stiamo sprecando tecnicamente, sebbene commercialmente sia stato il colpo del secolo.

Buon Nuovo Anno.

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