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Cosa insegna la vittoria della Pallavolo

Cosa può insegnare la vittoria dell’Europeo della Pallavolo? Che freschezza, fame e talento fanno sempre la differenza.

Una serie di cappotti impronosticabili nel girone. Poi il 3-0 alla Germania, la vittoria netta e superba in semifinale e la resistenza e il recupero poderoso fino al tie break contro una squadra più matura ed esperta. Il mastodontico percorso dell’ItalVolley maschile verso l’oro europeo che mancava da tanti anni.

Ce la siamo goduto tutto il percorso, e oggi non possiamo che fare una riflessione in un parallelo con l’attuale Juve.

Dopo l’Olimpiade, Fede Giorgi ha deciso di rivoluzionare la Nazionale puntando essenzialmente su tre fattori:

  • la freschezza dei giovani;
  • la fame di chi deve emergere e affermarsi;
  • il talento oltre l’esperienza.

Con un capitano da 25 anni (Gianelli), e un talento di 19 (alias Michieletto) oltre alla sorpresa degli ultimi due set Romanò, la Nazionale ha sorpreso, vinto e convinto.

Freschezza, fame e talento. Tutto ciò che abbiamo smarrito negli ultimi 2 anni e mezzo, contando anche gli ultimi 6 mesi di Allegri.

Poco coraggio, ma d’altronde non ha tutti i torti Allegri quando parla “bisogna capire la differenza di un pallone quando giochi nella Juve”. Proprio in questo weekend il baby gioiello Fagioli ha mostrato lampi di classe purissimi. E quindi è una coperta corta irrisolta: o li lanci e insisti e ne perdoni gli inevitabili errori, o li metti da parte e punti solo su giocatori esperti. In questi due anni non abbiamo fatto né l’uno (nessun lancio, Chiesa a parte) né l’altro (non abbiamo più preso i vari Khedira poi risultati fondamentali).

Poca fame. Le giocate di sufficienza e certi atteggiamenti non da Juve non sono la novità di quest’anno. Paradosso: il più affamato era CR7, uno che non deve dimostrare più niente da anni. E Alex Sandro ha giocato domenica sera la prima vera partita da 3 anni a questa parte.

Poco talento, o detto diversamente poco talento espresso. L’anno scorso Chiesa ha mostrato numeri importanti, numeri assolutamente da ritrovare. Per il resto siamo sempre qui ad attendere la maturazione completa di Bentancur, o l’esplosione di Kulusevski, o la costanza di Rabiot, per non parlare del flop da 8 milioni a stagione chiamato Ramsey. Troppo per poter lottare davvero per qualcosa di importante.

L’avevamo detto l’anno scorso, e su questo Allegri deve molto lavorare. Basta essere chiari sin dall’inizio: lanciamo i giovani e proviamo a rinnovare uno zoccolo duro che non esiste più, ben consapevoli che i risultati possono non arrivare (certamente subito) e che si può incappare in una stagione magra e avara. Ma costruisci.

Qui invece Allegri sta cercando le toppe per la stagione, e la sfuriata al novantesimo di Juve-Milan è sintomatica: “Questi pensano di giocare nella Juve”. A dire che qualcosa c’è, ma non la consapevolezza. La consapevolezza non l’acquisti, forse l’acquisisci, di sicuro la puoi allenare.

Ma serve tempo.

E dopo Sarri-Pirlo probabilmente la pazienza è finita, e i tifosi gradirebbero una direzione precisa.

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