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Maurizio, la Juve è un’altra cosa

Ciò che tutti temevano all’inizio di questa avventura forse si è concretizzato nelle ultime parole di Maurizio Sarri nella conferenza post Lione.

La Juve sarebbe prima, secondo i suoi calcoli, se la Champions League fosse a punti. Sfortunatamente per lui, soprattutto per noi, la Champions League degli ottavi in poi è sempre stata a eliminazione.

Vogliamo però partire da questo concetto per esprimere ancora una volta la paura che questo anno ci abbia ridimensionati, perdendo parte del DNA che ha permesso le numerose vittorie. I numeri del campionato, nonostante vinto, parlano d’altronde chiaro.

Abbiamo perso solidità e non abbiamo più la difesa migliore del campionato. In attacco abbiamo smarrito la componente di goal dal centrocampo, affidati costantemente a Cristiano Ronaldo e Dybala.

Più grave la sensazione di aver smarrito forza mentale, con numerose rimonte subite e l’idea che neanche il due a zero era porto sicuro per la vittoria.

Per quanto ci riguarda queste sono le nostre riflessioni per giudicare la prima stagione di Maurizio Sarri. Non le vittorie, Ma l’atteggiamento. E l’atteggiamento della Juve di Maurizio Sarri è stato insufficiente.

Decidiamo anche di sorvolare sullo stile e i contenuti di molte interviste e conferenze stampa.  Sarebbe inutile visto che lo conoscevano bene e certamente non potevamo pretendere di cambiarlo. Anche perché l’obiettivo non era lo stile fuori dal campo, ma la qualità del gioco e una nuova proposta. Non pervenute.

Non siamo per nulla d’accordo nell’addossare colpe al gruppo dirigente. Come ha detto Andrea Agnelli, Questo gruppo è forte, rappresenta il pilastro di questi successi, e anche noi ce lo teniamo ben stretto.

Semmai la riflessione forte va fatta sulla qualità dei ragazzi inseriti recentemente e la necessità di svecchiare un parco giocatori probabilmente esaurito nelle energie mentali e motivazionali.

I vari Jorginho e Milik, o qualche buon giocatore dell’Empoli, rischiano di rappresentare l’inizio di una involuzione che potrebbe durare anni, smarrendo L’enorme vantaggio acquisito da un punto di vista societario, finanziario, dei risultati. Affrontiamo dunque con molto timore l’eventuale Sarri bis se la scelta fosse quella di esaudire le sue richieste.

Vorrebbe dire accettare a occhi chiusi le filosofie inutili e inefficaci di Arrigo Sacchi che, pontificando dall’alto del culo di tre anni milanisti, dimentica che la sua fortuna fu quella di attingere a giocatori di livello eccezionale, pagati montagne di soldi (sia leciti, sia poco leciti), In grado di risolvere qualunque partita e qualunque problema indipendentemente dal modulo e dalla congruenza col compagno vicino.

Dunque preghiamo Andrea Agnelli di usare molta attenzione nell’indirizzare le scelte delle prossime settimane, certi che non dimenticherà la storia della Juve, le sue caratteristiche intrinseche, anche se è evidente che la Champions League non può più essere un sogno non obiettivo concreto.

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