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Il punto sul mercato

Va bene Pirlo, ma la rosa?

L’entusiasmo di Andrea Pirlo era certamente la scossa che serviva in casa Juventus. Primo obiettivo raggiunto, dunque, dopo il paradosso Sarri. Ma adesso occorre lavorare duramente per mettere a disposizione dell’ex regista una rosa competitiva e adatta.

Competitiva, ovvio. Alla luce degli ultimi due anni, la rosa va migliorata, sfoltita, ringiovanita. Qualcosa è stato già fatto, molto è dipeso dall’infermeria (leggi Douglas Costa e Khedira).

Altro è dipeso dalla professionalità, o circostanze personali, per cui serve anche una rosa adatta. Ci riferiamo ai vari Higuain, Danilo e De Sciglio, o lo stesso Alex Sandro: gente che avrebbe i punti per fare bene, ma che bene proprio non lo ha fatto. Questione di motivazioni certamente.

Via Pjanic, e la sua immensa qualità, dentro Arthur: sembrerebbe la mossa del ringiovanimento, senza dimenticare che il brasiliano ha comunque timbrato oltre 40 volte il cartellino con il Barca e 20 con la Selecao.

Dentro anche Kulusevksi e McKennie: sembrerebbe la mossa di gente affamata.

Partiremo monchi, senza il miglior Dybala (in ripresa) e senza De Ligt (il miglior difensore), forse con un Chiellini in più. E con qualche dubbio, leggi Bernardeschi e Ramsey.

Ma occorre puntellare ancora la rosa bianconera.

Serve risolvere il problema dei terzini, qualunque sia il modulo finale scelto da Pirlo, e certamente un modulo finale non può prescindere dall’impostare la batteria dei difensori pronti per la difesa a 4 o a 3.

E serve un 9 vero. Un centravanti in grado di fare reparto da solo, o connettersi bene con i movimenti di CR7 e Dybala. Si parla di Dzeko (34 anni) e si è fatto il nome di Kean (panchina, non certamente la carta titolare), e forse conoscendo gli ambienti ermetici della Continassa il nome vero non è uscito ancora. Gli indizi portano comunque a un 9 alto, forte e grosso.

Tecnica, velocità. Indipendentemente dai moduli, la strada di Pirlo si basa su queste due caratteristiche. La tecnica sembra esserci. La velocità bisogna assolutamente recuperarla. Perché una cosa è apparsa chiara nell’ultimo anno: lenti nell’aggredire la porta avversaria, talvolta molto poco originali, spesso prevedibili, al di là delle giocate singole dei campioni.

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